Note dall’università occupata di Macerata

Il comunicato del Collettivo Depangher dopo l’occupazione della facoltà di Filosofia

“Occupata per la Palestina anche l’università di Macerata insieme a quelle di Roma, Napoli e Torino” riportava un giornale qualche giorno fa. La provincia che si intromette tra la lista delle metropoli. Mentre per il giornalista la nostra università rappresenta 8 battute in più da inserire nel suo articolo, noi siamo ben consapevoli di quanto il territorio sia decisivo nei rapporti sociali e politici delle persone che lo vivono.

Siamo coscienti che la nostra mobilitazione sia stata inaspettata per partecipazione e determinazione, ed in parte ha sorpreso anche noi. L’istituzione universitaria di Macerata deve prendere atto di centinaia di studenti e studentesse che sono disposte/i a mobilitarsi per chiedere la cessazione di ogni tipo di accordo tra l’UniMc ed Israele.

In fondo la pratica dell’occupazione è proprio questo: un presente inaspettato che decide di prendere il posto della consuetudine nella nostra linea temporale. Il ribaltamento dei ruoli e dei rapporti di forza, gli studenti che diventano protagonisti e non più consumatori del sistema universitario, i popoli do tutto il mondo che riempiono le piazze in solidarietà con la Palestina.

Il silenzio e la complicità delle istituzioni occidentali, a cui l’UniMc si accoda servilmente, nei confronti del genocidio portato avanti dallo stato israeliano deve essere interrotto. Le centinaia di mobilitazioni studentesche che hanno risposto alla chiamata dei Giovani Palestinesi segnano un importante passaggio in un ancora più ampia lotta a fianco della resistenza palestinese.

Riteniamo importante sottolineare la necessità di assumere una presa di posizione chiara e radicale riguardo la questione palestinese, dal ‘sicuro’ Occidente non possiamo in alcun modo permetterci di cadere nella trappola di un uno sterile pacifismo che dice tutto per non dire niente. La lotta del popolo palestinese non può essere narrata solo in termini di emergenza umanitaria, per la Palestina passa la rabbia dei subalterni contro i centri di potere e controllo di questo mondo e la sfida di un processo di decolonizzazione mai terminato.

Pratiche e parole devono vivere in simbiosi. Le occupazioni delle università in sostegno alla resistenza palestinese possono e devono dare una nuova spinta alla lotta contro la complicità occidentale allo stato assassino d’Israele.

Bloccare porti che trasportano armi ad Israele, boicottare aziende che finanziano l’apartheid, mobilitarsi contro ogni forma di complicità a livello territoriale e nazionale è la strada da seguire. Essere il codice di errore nell’ algoritmo occidentale che continua a sostenere guerra e colonialismo.

Abbiamo l’esigenza di mettere in relazione la nostra esperienza con quella delle altre università in lotta, abbiamo messo in campo un reale problema per l’industria della formazione di cui non accettiamo più di essere clienti. Questo dato deve essere messo a valore tramite un confronto collettivo.

Per questo crediamo che azioni radicali come quella messa in campo nella nostra città siano necessarie e fondamentali per rompere tutti quegli schemi precostituiti, che hanno come unico riferimento un modello di attivismo autoreferenziale, compatibile con la rappresentazione mainstream alla quale ci vogliono abituare giorno dopo giorno mass media ed istituzioni.

Crediamo inoltre nell’efficacia di queste azioni qualora vengano praticate su tutto il territorio nazionale, e nella loro capacità di riformulare da zero l’identità di una componente studentesca come motore di cambiamento dentro e fuori i confini nazionali.

La nostra mobilitazione contro gli accordi tra UniMc ed Israele continua, il 24 Febbraio alcuni rappresentanti dell’università Israeliana Ono Academic College dovrebbero venire a Macerata e questo non può esse accettato in alcun modo da noi studenti e studentesse. Mentre a Gaza si raccolgono corpi e si continua a resistere, i volti dei responsabili di questo massacro si nascondono dietro accordi e strette di mano nei palazzi di potere di tutto il mondo; anche a pochi metri da noi.

Collettivo Depangher

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