Gli Stati Uniti verso il secondo mandato Trump
Intervista con Franco Barchiesi, professore di African American e African Studies all’Ohio State University di Columbus (prima parte)
Ad un mese dalle elezioni americane proviamo a restituire alcuni dati e alcune analisi che riteniamo interessanti e stimolanti per il dibattito politico. I risultati delle elezioni consegnano un partito repubblicano completamente “trumpizzato”, che controlla tutte le leve del potere istituzionale. Da un punto di vista numerico non c’è stata una vittoria schiacciante, come sembrava inizialmente, neanche nel voto popolare.
Il voto per Trump è stato sostanzialmente costante rispetto alle elezioni del 2016 e del 2020, con il massiccio sostegno del voto bianco, in particolare le donne bianche hanno premiato Trump per la terza volta consecutiva. La novità sta nello spostamento del voto maschile latino, che è andato in maggioranza ai repubblicani. Il voto nero ed in particolare delle donne nere è stato quasi completamente rivolto ad Harris. L’astensione, in particolare del voto non bianco, ha penalizzato fortemente il partito democratico, soprattutto per la responsabilità diretta degli Usa nel genocidio a Gaza e nella guerra in Medio Oriente.
Il voto delle classi lavoratrici, principalmente bianche, ha confermato una tendenza di lungo periodo: lo spostamento verso il partito repubblicano. In questo contesto la campagna elettorale di Harris, completamente indifferente ai problemi legati al diritto alla casa, al salario minimo e alla sanità, ha confermato il “disinteresse” democratico per le sofferenze di classe. Anche sulla giustizia e i diritti riproduttivi, i democratici hanno conquistato una maggioranza molto risicata.
In questo contesto, quello che risulta più interessante, è comprendere non tanto le ragioni dell’allontanamento dai democratici, ma che cosa ha attratto e attrae convintamente le classi lavoratrici verso Trump. La visione miope e priva di sostanza analitica della sinistra liberale, non è in grado di comprendere la politica trumpiana di offrire la violenza razziale come rimedio alle sofferenze di classe, la sua contingenza, ma anche la sua dimensione trans-storica, nello scatenare un’economia libidinale all’interno di una più complessa economia politica.
Un discorso razzializzato della e sull’immigrazione è uno dei tratti fondamentali e coerenti del progetto trumpista, ma in quest’elezione c’è stato un salto di qualità: l’immigrazione non come invasione di una cultura aliena, ma l’immigrazione come una invasione già presente di una non cultura, di un caos assoluto, di una non civilizzazione completa, come mostra la retorica sugli immigrati haitiani che rubano e mangiano animali domestici alla “brava gente” americana.
Il nero simboleggia ogni mancanza di civiltà, un pericolo per tutte le culture, non solo quella bianca americana. Tutto ciò ha a che fare con lo spostamento del voto latino? Comprendere l’anti-blackness è possibile solamente con un dialogo serrato con il pensiero radicale nero che mette al centro il paradigma della schiavitù non “solo” come esperienza storica con un inizio ed una fine, ma la dimensione della schiavitù come paradigma di violenza, abuso e appropriazione, tutt’ora in atto.
L’intervista con Franco Barchiesi, professore di African American e African Studies all’Ohio State University di Columbus
– Prima parte
– Seconda parte