No Cpr – Cavalli di frisia e filo spinato, circondata la Regione Marche
Manifestazione sotto Palazzo Raffaello della Campagna contro la detenzione amministrativa – Nessun Cpr nelle Marche né altrove
Alla fine si è trasformato in un “accerchiamento umano” della sede istituzionale della Regione Marche il presidio organizzato sabato 7 dicembre dalla Campagna No Cpr Marche.
Una campagna di iniziativa sociale e politica nata dopo una partecipata assemblea lo scorso 10 novembre allo Spazio Comune Tnt di Jesi, che ha visto riunirsi quanti intendono opporsi al tentativo di realizzare un Cpr nella regione, dopo le indiscrezioni a mezzo stampa di inizio ottobre sulle indagini geognostiche e geofisiche condotte nel sito dell’ex aeroporto militare di Falconara Marittima.



Dopo due incontri pubblici tenutisi ad Ancona e Falconara, quello di sabato è stato il primo momento di mobilitazione lanciato dalla campagna, che ha dato appuntamento sotto Palazzo Raffaello, dove si trovano gli uffici dell’amministrazione regionale. Un’amministrazione in difficoltà fin dall’inizio sull’ipotesi di costruzione di un Cpr nel territorio regionale: dopo aver sempre sostenuto che non fosse necessario, ha dovuto ammettere di essere stata scavalcata dal governo, alle scelte del quale non può che conformarsi. Un imbarazzo che ha costretto al silenzio il governatore Acquaroli, che ha lasciato fosse l’assessore Saltamartini ad intervenire pubblicamente per giustificare la subordinazione alle imposizioni governative dietro supposte esigenze di sicurezza del territorio.



Davanti a un’inettitudine che nasconde obbedienza verso il governo, la scelta dei manifestanti è stata quella di puntare l’obiettivo verso la giunta regionale e le sue responsabilità politiche e amministrative. Dalle 10.30 del mattino ci si è iniziati a radunare dal fondo della scalinata di ingresso dell’edificio in via Gentile da Fabriano, fino a riversarsi sulla sede stradale antistante. Militanti di collettivi e centri sociali, studenti, attivisti dell’associazionismo e del sindacalismo di base riuniti dietro un grande striscione con lo slogan “No Cpr” a caratteri cubitali, che poi sarà calato dalla terrazza di Palazzo Rossini. “Verità e giustizia per Moussa e Ramy”, anche un attestato collettivo di solidarietà verso le ultime due vittime per mano dello Stato. Cavalli di frisia e del filo spinato srotolato sulle scale a chiudere simbolicamente la sede della regione e vernice bianca sull’asfalto per ribadire l’assoluta contrarietà a qualsiasi struttura detentiva che privi della libertà chi non abbia commesso alcun reato.

Negli interventi è stato rimarcato come il “No alla detenzione amministrativa”, rivendicazione fondante della campagna, non chiama in causa solo la componente migrante ma ha una ricaduta di carattere generale in un frangente storico dove si estendono gli strumenti di limitazione delle libertà personali e mentre è in discussione la legge Piantedosi – Nordio – Crosetto, ultimo atto di una legislazione di sicurezza che mira alla messa fuori legge del diritto al dissenso.
Quest’ultimo al quale stiamo assistendo non è il primo né l’unico tentativo di istituire un centro di detenzione per migranti nella regione Marche, i primi precedenti risalgono al 2003, le località interessate dapprima Corridonia, in provincia di Macerata, e poi ancora Falconara Marittima. “Nel 2003 occupammo l’ufficio di presidenza della regione, sabotammo il consiglio comunale di Corridonia, tornammo a mobilitarci quando si iniziò a parlare dell’ipotesi di Falconara. E’ solo grazie ad anni di lotte se nel nostro territorio non esiste un Cpt, un Cie o un Cpr”. La manifestazione di sabato è solo il primo atto di un nuovo ciclo di mobilitazioni contro i Centri per il Rimpatrio, né nelle Marche, né altrove.
– Dal blog della Campagna No Cpr Marche gli interventi durante il presidio























