Redattore Sociale: una crisi che va oltre il giornalismo
Un commento sulla fine dell’esperienza dell’agenzia di stampa dedicata ai temi dell’indagine e dell’impegno sociale
La chiusura di Redattore Sociale, storica agenzia di stampa dedicata ai temi del welfare, della disabilità e dell’immigrazione, con sede a Capodarco di Fermo, rappresenta non solo una sconfitta per l’informazione indipendente, ma anche il sintomo di un sistema che smantella progressivamente gli spazi destinati all’analisi critica e alla narrazione dei bisogni collettivi. Pur privo di un’impronta politica marcata, Redattore Sociale si impegnava a raccontare storie trascurate dai media tradizionali, opponendosi all’indifferenza strutturale del capitale verso i temi sociali e dando visibilità a questioni ignorate o marginalizzate.
Il 10 gennaio di quest’anno, l’agenzia ha cessato le attività dopo aver perso, nel 2022, la gestione di SuperAbile INAIL, una piattaforma dedicata a “fornire informazioni e supporto sui temi della disabilità, creata per promuovere l’inclusione e l’autonomia delle persone con disabilità”. Questo contratto è stato affidato all’agenzia Dire, fino al 2024 diretta da Stefano Pistilli, figura associata a posizioni neofasciste. Il cambio di gestione non è stato solo tecnico, ma anche politico: ha segnato una transizione verso una narrazione più controllata e meno inclusiva, con il rischio di privilegiare contenuti commercialmente desiderabili.
La chiusura dell’agenzia di Capodarco riflette la crisi delle realtà indipendenti, schiacciate tra il disinteresse generale per i temi sociali e la concentrazione dei media in poche mani. Argomenti come disabilità e povertà, già marginalizzati dai grandi gruppi editoriali, sono relegati sempre più ai margini dell’agenda mediatica.
Parallelamente, la privatizzazione del terzo settore sta trasformando ambiti nati per il servizio pubblico in mercati dominati da logiche di profitto. La perdita del contratto per SuperAbile INAIL è un esempio emblematico: un servizio pubblico essenziale affidato a soggetti che perseguono obiettivi economici piuttosto che sociali. Questo comporta il rischio di un’informazione subordinata a interessi di controllo politico ed economico. Le agenzie indipendenti non solo danno voce agli esclusi, ma rappresentano strumenti fondamentali per contrastare le disuguaglianze e raccontare la realtà senza filtri. La loro scomparsa limita la varietà di voci e opinioni necessarie per comprendere appieno la società.
L’informazione, sempre più distante dai bisogni reali delle persone, si adegua alle logiche di mercato e alle pressioni politiche. La perdita di agenzie indipendenti evidenzia il rischio di un’informazione omogenea, incapace di rappresentare la complessità della società e di dare spazio ai più vulnerabili. In questo contesto, il racconto delle disuguaglianze e dei diritti rischia di essere distorto o ridotto a dichiarazioni superficiali, lontane dalla realtà quotidiana.
Redattore Sociale ha affrontato il disagio sociale con uno sguardo critico verso le politiche del welfare, spesso ridotte a strumenti di contenimento piuttosto che di emancipazione. Ha denunciato la mercificazione del terzo settore, evidenziandone la privazione delle risorse necessarie per rispondere autenticamente ai bisogni reali. La sua chiusura testimonia una crescente disuguaglianza tra le classi sociali: da un lato, i grandi gruppi editoriali e mediatici, sempre più concentrati nelle mani di pochi; dall’altro, le realtà locali e sociali che vedono ridursi gli spazi di visibilità, vittime di un sistema che premia solo l’informazione economicamente redditizia.
La chiusura di Redattore Sociale segna un ulteriore passo verso una società in cui le disuguaglianze sociali non solo diventano invisibili, ma cessano persino di essere raccontate.