Spegniamo la raffineria Api: in 200 manifestano ad Ancona
Tante realtà territoriali al presidio organizzato da ‘Fermiamo il disastro ambientale’ nel giorno dell’avvio del processo ‘Oro nero’
Si sono dati appuntamento nel pomeriggio di mercoledì 2 aprile in Piazza Roma ad Ancona i comitati di lotta che da anni si battono contro la raffineria Api, che dall’accensione della sua torcia, tiene in ostaggio la città di Falconara e l’intero territorio circostante.
La data non è casuale ma cade nel giorno dell’apertura del dibattimento relativa al processo scaturito dall’inchiesta ‘Oro nero’ che vede imputati i vertici della società Api, i responsabili tecnici dell’impianto petrolchimico e l’allora direttore dell’Arpam, per “disastro ambientale, gestione illecita di ingenti quantitativi di rifiuti speciali, getto pericoloso di cose, lesioni personali a carico di numerosi cittadini, delitti contro la pubblica amministrazione, violazione della normativa sulla gestione degli impianti a rischio di incidente rilevante” oltre a ripetute violazioni di prescrizioni contenute nei provvedimenti autorizzativi e della specifica normativa di settore.
Nel corso di una lunga prima udienza, durata oltre sei ore, il collegio difensivo ha presentato le eccezioni relative all’estromissione delle consulenze tecniche e peritali, nonché di alcune intercettazioni verso i dirigenti, compiute durante le indagini preliminari che rappresentano il nerbo del quadro accusatorio, perché, si sostiene, sarebbero state presentate oltre i termini di legge. Eccezioni anche sull’inammissibilità delle richieste di costituzione delle parti civili, come i comitati cittadini, in particolare Falkatraz, ma addirittura quella dello stesso Comune di Falconara Marittima. Presentata anche la richiesta di esclusione del reato di abuso d’ufficio a carico dell’ex direttore dell’Agenzia regionale di protezione ambientale Marchetti, dopo l’abrogazione dello scorso agosto, sul punto si attende a breve la sentenza di legittimità da parte della Corte Costituzionale. Su tutte le questioni sollevate, la corte si è riservata di decidere durante la prossima udienza del 21 maggio.
“Disastro ambientale sta a significare l’alterazione quasi irreversibile dell’ecosistema di un territorio rilevante ed esteso, per numero di persone esposte al rischio sanitario e per entità della contaminazione delle acque marine e di falda, dell’aria, del suolo e del sottosuolo, con caratteristiche permanenti e perduranti” qualsiasi sarà l’esito del procedimento giudiziario che vede l’Api alla sbarra, non cambierà la verità sostanziale contenuta nell’ingente mole di dati a sostegno dell’inchiesta, la stessa dell’esperienza vissuta da migliaia di persone che in tutti questi anni hanno sofferto per le pesanti ripercussioni della presenza del sito inquinante.
Questo il grido collettivo dei duecento manifestanti scesi in piazza mercoledì. Insieme agli animatori del percorso di Fermiamo il disastro ambientale erano presenti rappresentanti di molte realtà sociali, associative e di comitati giunti da ogni parte della regione: il Comitato Porto Città di Ancona che si oppone all’ipotesi del nuovo molo per le grandi navi, l’Assemblea Permanente Stop Edison che lotta contro il progetto dell’impianto per lo smaltimento di rifiuti speciali, la Campagna Stop Gnl Pesaro che si batte contro la ‘riconversione’ del sito Fox Petroli attraverso la liquefazione del gas e i Comitati territoriali riuniti Sassoferrato – Fabriano che hanno aperto la vertenza contro i piani di megaimpianti eolici e fotovoltaici che mirano a devastare l’entroterra.
La prova di un protagonismo sociale esteso che si afferma quando cresce la sfiducia verso le istituzioni. La conferma di una consapevolezza diffusa, dei rischi a cui sono esposti il territorio e le popolazioni che lo abitano, come della necessità di coalizzarsi e fare fronte comune a loro difesa. Rilanciato dai militanti marchigiani di ‘Fuori dal Fossile’ l’appuntamento della mobilitazione nazionale ‘Uscire dalla camera a gas’ di sabato 12 aprile a Ravenna, dopo l’arrivo della nave rigassifricatrice BW Singapore e per contestare la conferenza mondiale oil & gas Omc Med Energy 2025.
Dentro le aule dei tribunali ma soprattutto nelle piazze, proseguirà la battaglia di Fermiamo il disastro ambientale rivendicando “la progressiva dismissione degli impianti della raffineria Api con un piano di bonifiche pubbliche, che preveda il concorso del privato secondo il principio ‘chi inquina paga’, che tutelino il lavoro e risarciscano la cittadinanza. Nell’immediato urge la sospensione temporanea delle attività della raffineria, che reclamiamo nella responsabilizzazione di tutti gli organi competenti e implicati, dalla magistratura attraverso il sequestro degli impianti senza facoltà d’uso, all’amministrazione comunale con un’ordinanza per limitazione e tutela del rischio sanitario, alla Regione Marche e i ministeri competenti attraverso la sospensione dell’Autorizzazione integrata ambientale.”
– #FermiamoIlDisastroAmbientale – Gli interventi dalla piazza (scorri la playlist cliccando sull’ultima icona in alto a dx)
















