Blocchiamo le nuove trivellazioni: verso l’assemblea generale del 2 dicembre a Fano

Venerdì 2 dicembre alle ore 19.00 presso lo Spazio Autogestito Grizzly l’assemblea di TrivelleZero Marche

E anche il circo mediatico della COP 27 di Sharm el Sheikh si è risolto in uno scontato fallimento. Segno dei tempi. Come le prime misure del nuovo governo Meloni contro il carobollette e il carovita.
La reazione del sistema di potere incentrato sulle fonti fossili, nell’evidenza della crisi climatica, continua a mostrare il suo volto più pericoloso: la guerra per l’accaparramento delle risorse sempre più finite e scarse, la speculazione finanziaria sui prezzi energetici, l’inflazione, il carovita e il carobollette come armi per inediti processi di trasferimento di ricchezza dai risparmi privati diffusi verso gli extraprofitti delle multinazionali, un lavoro sempre più servile, nocivo, precario, la messa a valore e a profitto di ogni angolo della biosfera, di ogni risorsa naturale, di ogni pezzo di territorio…

Il DL Aiuti Quater recentemente licenziato dal Consiglio dei ministri è l’ennesimo favore verso chi miete profitti dalla crisi energetica, Eni (che nei primi 9 mesi del 2022 dichiara utili per 10,8 miliardi di euro) e le maggiori multinazionali oil&gas, come verso chi ne è responsabile, la grande industria energivora e gasivora.
Per tutto il resto solo qualche briciola: rateizzazione dei pagamenti delle bollette luce e gas, contenimento delle accise sulla benzina, ridimensionamento del superbonus, proroga per le imprese ai crediti d’imposta sull’acquisto delle materie energetiche e sul welfare aziendale, e davvero poco altro…Lo stesso dicasi per la manovra di bilancio appena approvata.
La campagna elettorale è finita e con essa le promesse di intervenire sui rincari dei prezzi energetici, di piegare la speculazione finanziaria, di imporre la linea dell’interesse nazionale dentro l’unione europea. E’ il tempo dell’Italia hub europeo del gas e della più mistificante propaganda estrattivista.
Sintomatico che il nuovo governo abbia voluto accorpare l’ambiente e la sicurezza energetica nello stesso ministero, occultando anche nominalmente ogni riferimento alla transizione ecologica.
Pur riservando a Cingolani il ruolo di ministro ombra.

Egualmente simbolico come all’articolo 9 del presente Decreto Aiuti si reciti: la parola “decarbonizzazione” è sostituita dalla seguente: “ottimizzazione”.
E dopo i rigassificatori di Ravenna e Piombino, oltre al rischio di riapertura dei vecchi iter autorizzativi sparsi ovunque, compreso il rigassificatore Api di Falconara, è la volta delle trivellazioni.
Si deroga al Pitesai, il Piano delle aree idonee in vigore solo da un anno, dopo una faticosa approvazione parlamentare lunga tre governi; si deroga al divieto di trivellazione entro il limite delle 12 miglia di mare, inserito dal governo Renzi nella Legge di stabilità 2016 per depotenziare la stagione referendaria notriv, si deroga infine alla stessa legislazione vigente in materia.
Tutto questo pur di passare dagli attuali 3,5 miliardi di metri cubi di gas estratti all’anno a 18 miliardi nei prossimi 10 anni, al netto di un fabbisogno annuo nazionale di circa 75 miliardi. Le stime ufficiali del ministero sui giacimenti accertati di gas ammontano a circa 110 miliardi di metri cubi di gas di cui 45 certi, 45 probabili e 20 possibili.

A beneficiare di tutto ciò non saranno i cittadini, consumatori al dettaglio, né le piccole imprese. Anche perchè se così fosse, nella più rosea delle previsioni, al massimo delle estrazioni, avremo gas per soddisfare il nostro fabbisogno nemmeno per un anno. Alla faccia dell’indipendenza energetica nazionale dal gas russo. Il GSE infatti dirotterà esclusivamente questo gas a prezzo ridotto ad una lista di circa 150 industrie nazionali energivore.
Mentre i concessionari che ottengono le istanze di coltivazione di idrocarburi, sulla base di un contratto siglato con il GSE, sono tenuti a corrispondere il 75% di quanto estraggono allo Stato a prezzo calmierato per i primi due anni; poi la percentuale decresce al 50% per i successivi 8 anni.
Il contratto ha una durata massima di dieci anni, scaduti i quali il concessionario è libero da ulteriori vincoli.
Le aree più colpite saranno soprattutto l’alto e medio Adriatico, dal Delta del Pò fino all’Emilia Romagna, le Marche, l’Abruzzo e una parte del Canale di Sicilia, aree la maggior parte delle quali a rischio di subsidenza. Non ci interessa strumentalizzare i recenti eventi sismici avvenuti a largo delle Marche in queste ultime settimane.

Rivendichiamo però un principio di precauzione che imponga il divieto di trivellazioni e stoccaggi di gas in aree a rischio sismico quali le Marche, come già avviene altrove (in Olanda per la cittadina di Groningen). Del resto la stessa letteratura scientifica della Società italiana di geologia e i controlli dell’ISPRA avevano interdetto per oltre un decennio le trivellazioni in quanto cause dirette di subsidenza soprattutto, ma non solo, in Veneto e nel ravennate, per l’evidenza di fenomeni di abbassamento verticale della superficie terrestre, erosione delle coste e rischio di maggiori danni in caso di terremoti.
Una correlazione chiara, diretta, scientifica, non più smentibile oltre ogni negazionismo, insiste invece tra uso dei combustibili fossili e crisi climatica.
Nel 2021 le emissioni globali di co2 sono aumentate del 6%, altro che transizione ecologica;
in Italia nel 2022 abbiamo avuto 254 eventi estremi cioè un 27% in più rispetto al 2021: 1503 dal 2010 con 780 Comuni colpiti e 279 vittime.
Non dovremmo solo liberarci dalla dipendenza del gas russo, dovremmo liberarci dalla
dipendenza del gas e basta! Il gas è un combustibile tanto climalterante quanto il petrolio. Sia l’Europa che l’Italia sono fortemente dipendenti dalle importazioni estere di gas, e oggi come non mai ne paghiamo il prezzo e le conseguenze. Quindi ai propositi di una decarbonizzazione europea attraverso il gas, e di un’Italia hub europeo del gas a forza di rigassificatori, gasdotti e trivellazioni vanno tracciate le linee di fuga di progetti e pratiche fuori e oltre il fossile.

Comunità energetiche ed economie di prossimità, sistemi orizzontali e decentrati dove l’energia non arriva dal sempre più costoso gas statunitense estratto col fracking o dal petrolio arabo, ma è il prodotto della microgenerazione diffusa nel territorio, con il lavoro delle tecnologie rinnovabili, in una filiera corta che unisce il singolo, non più mero utente, ma consumatore e produttore insieme, con l’impresa del luogo e l’ente locale. Ripensare le reti di distribuzione, la mobilità, l’efficientamento e il risparmio energetico, il residenziale, il lavoro, fuori dal fossile e dal primato del profitto, verso le rinnovabili e i beni comuni. La transizione ecologica non potrà non passare attraverso la conversione del nostro sistema produttivo.

Basta pagare.

Urge rilanciare e continuare ad intrecciare le mobilitazioni contro il fossile, la crisi energetica, il carovita e il carobollette, serve mettere in comune le esperienze, le pratiche, le vertenze delle reti, dei vari comitati e movimenti, è necessario generalizzare e ricomporre quanto vogliono tenere diviso.
Nel bel mezzo di questa cartografia del disastro vogliamo localizzare e centralizzare le resistenze in un’assemblea aperta a Fano venerdì 2 dicembre alle ore 19.30 allo Spazio autogestito Grizzly.
Un’assemblea aperta e generale, che ecceda chi la propone, che faccia parlare i territori costieri che si affacciano sull’Adriatico trivellato, l’entroterra dimenticato ferito dall’alluvione, le città marchigiane scosse dagli sciami sismici, tutt* quell* che dicono basta pagare.

Trivelle Zero Marche

Eventi in programma