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La legge Piantedosi Nordio Crosetto

Guida alle nuove norme in materia di repressione, controllo sociale e poteri di polizia

Pubblichiamo una versione aggiornata della “disamina ragionata” che analizzava lo schema di disegno di legge in materia di sicurezza alla luce della sua approvazione in Consiglio dei Ministri il 16 novembre 2023.

La guida che qui proponiamo è stata riveduta e corretta sulla base del testo che è stato licenziato dalla Camera dei Deputati il 18 settembre scorso. Attualmente il disegno di legge è in corso di esame in commissione al Senato.


La legge Piantedosi Nordio Crosetto

Guida alle nuove norme in materia di repressione, controllo sociale e poteri di polizia

Introduzione

Spesso si afferma che il grado di civiltà giuridica di un ordinamento si misura sulla base dei diritti civili riconosciuti. In realtà, nell’epoca in cui stiamo vivendo, si tratta di un’affermazione che perde sempre di più significato. Negli ordinamenti occidentali il riconoscimento “su carta” della sfera dei diritti civili e la retorica ideologica che accompagna le mere enunciazioni di principio è oramai una pratica pienamente assunta dal potere e spesso utilizzata per mascherare la parabola reale dell’ordinamento giuridico e la sua profonda ristrutturazione in termini repressivi, giudiziari, polizieschi e carcerari.

Se volessimo davvero individuare degli indicatori del grado di civiltà giuridica di un paese nell’attuale contesto storico dovremmo principalmente focalizzare l’attenzione sulle trasformazioni dell’ordinamento penale e sul progressivo sviluppo dei dispositivi para-penali, ovvero dei dispositivi che, seppur di natura tecnicamente non penalistica, attuano dinamiche di controllo e di repressione che sono in rapporto di diretta funzionalità e complementarietà con l’ordinamento penale.

Per quanto riguarda il nostro paese il processo di trasformazione dell’ordinamento giuridico in termini di totalitarismo giudiziario e poliziesco è estremamente avanzato e veloce. Ad ogni fatto di cronaca utile ad implementare tale processo corrispondono sistematicamente modifiche normative che incrementano le pene, introducono nuove ipotesi di reato e riducono verticalmente in nome della sicurezza le garanzie, gli spazi di espressione e quelli di autonomia sociale.

Si tratta di un processo a cui hanno collaborato fattivamente tanto le forze politiche della sinistra istituzionale quanto le forze politiche della destra. Sotto questo profilo va sottolineato come il giustizialismo del Movimento 5 stelle e del PD abbiano costituito un volano fondamentale nel “ripensamento” repressivo dell’ordinamento giuridico: per quanto riguarda i dispositivi para-penali non dimentichiamo che il daspo urbano è stato introdotto dal ministro Minniti, responsabile anche della complessiva riforma della protezione internazionale in termini restrittivi e di riduzione della garanzie fondamentali.

In questo contesto il tema dei diritti civili, ed in particolare quello della loro presunta protezione, diventa sistematicamente il dispositivo più agevole attraverso cui il processo di trasformazione dell’ordinamento giuridico viene di volta in volta implementato. La principale “vittimizzazione secondaria” di chi subisce violenza avviene proprio su questo terreno: l’utilizzo strumentale della vittima, del corpo della vittima e delle relazioni affettive all’interno delle quali la vittima è inserita, per dare ulteriore impulso al processo di trasformazione in termini totalitari dell’ordinamento giuridico.

Ciò senza che i nuovi “strumenti giuridici” di volta in volta presentati come determinanti nella protezione della potenziale vittima incidano realmente su tale versante. Il paradigma che pone la sicurezza come categoria prevalente e prioritaria rispetto a quella della libertà e dell’autonomia è oramai consolidato con la complicità di chi lo sostiene apertamente e di chi ipocritamente non ne parla partecipando tuttavia attivamente a quel “discorso generale” che lo produce.

La legge Piantedosi-Nordio-Crosetto segna un altro passaggio fondamentale nella complessiva ridefinizione dell’ordinamento giuridico. La dinamica di innalzamento delle pene, le nuove ipotesi di reato e le altre modifiche che a breve vedremo, al di là delle implicazioni dirette che esse producono, sono sintomatici di una cultura giuridica che cancella alla radice alcuni paradigmi fondamentali del pensiero giuridico moderno, come quello, ad esempio, della presunzione di innocenza o quello della proporzionalità della pena in rapporto all’effettiva offensività della condotta assunta come delittuosa.

Si riafferma, invece, l’idea rozza e primitiva che tanto più la pena è sproporzionata e tanto più riesce ad essere dissuasiva: per intenderci, lo stesso “pensiero giuridico” con cui in altre epoche si giustificava l’impiccagione di un bracconiere. Ma le nuove disposizioni di legge colpiscono anche per la loro chiara finalità di repressione politica, per l’intento platealmente evidente di colpire le possibili forme di opposizione sociale e le loro potenziali articolazioni organizzative.

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