Roma – Palestina libera! In migliaia rompono il divieto e sfidano lo stato d’assedio
Il racconto della manifestazione nazionale di sabato 5 ottobre in solidarietà con il Libano e la Palestina che resistono
Nella giornata internazionale di azione di sabato 5 ottobre, dimostrazioni in tutto il mondo sono tornate a dare forma moltitudinaria a quell’ininterrotto attestato globale di solidarietà con la Palestina, mai venuto a mancare in un anno di genocidio. Solidarietà con la Palestina e con il Libano anch’esso sotto attacco dell’esercito israeliano.
In Italia l’appuntamento di mobilitazione è stato vietato con motivazioni politiche irricevibili che celano la volontà di recidere questo legame solidale con chi resiste all’apartheid e all’occupazione israeliana da 76 anni, una resistenza anche armata contro l’occupante che è riconosciuta come legittima dallo stesso diritto internazionale.
Migliaia di persone hanno raggiunto la capitale, superato controlli e filtri per identificazioni in serie ai caselli autostradali come alle stazioni dei treni, si sono sottratte a provocazioni e intimidazioni, fino a riempire piazzale Ostiense, luogo del concentramento. Tutto questo nella cornice di un dispositivo di ordine pubblico dissennato, che dopo le perquisizioni, i fermi e i fogli di via, ha dapprima concesso lo svolgimento della manifestazione in forma statica, comunicandolo solo a poche ore dall’inizio – implicitamente rilevando l’inconsistenza delle argomentazioni addotte a giustificare il divieto. Per poi sigillare ogni via d’uscita attorno a Piramide, con blindati, idranti, grate metalliche e numerosi reparti di agenti antisommossa.
Quindicimila, forse ventimila persone pressate in uno spazio costretto, che non si sono piegate alle imposizioni, che pur assediate da ogni lato hanno rivendicato di muoversi in corteo. E infine il tentativo di sfondare uno degli sbarramenti delle forze dell’ordine, ingaggiando un fronteggiamento, bersagliando con sassi, segnali stradali e altri oggetti il blocco militarizzato.
Una reazione determinata che è stata espressione del sentimento collettivo della piazza, per tacere delle immancabili illazioni su fantasmi di infilitrati, una deriva cospirazionista purtroppo alimentata anche da quanti non avvertono come in questo modo si offra un servizio disinteressato alla propaganda del nemico.
Una reazione alla quale polizia e carabinieri hanno risposto in maniera scomposta, con cariche, lancio di lacrimogeni, caroselli di camion con idranti. Un bilancio che alla fine conta diverse decine, un numero imprecisato di fermi, fra cui Tiziano, militante di Monteprandone, che dopo l’udienza per direttissima è stato posto agli arresti domiciliari per le accuse di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale.
La piazza di sabato a Roma, con il suo portato di pratiche radicali riaffacciatesi dopo tempo, con la prova di forza collettiva che è stata capace di determinare, sfidando il divieto a manifestare e riconquistando agibilità al dissenso in un frangente dove l’opposizione sociale si vorrebbe fuori legge, rappresenta un segnale importante.
Un segnale di conflittualità sociale che dal nostro paese, da dentro al fronte occidentale, viene lanciato attorno a un tema decisivo nell’agenda politica internazionale come oggi è la questione palestinese.
Un segnale che dimostra come una crepa all’ombra delle dure contraddizioni del presente esiste sempre, sta a noi impegnarci per riconoscerla e approfondirla, per quanto ci è possibile, e ancora oltre.
– Oltre la repressione: più di 15 mila in piazza per la Palestina
Il comunicato sulla piazza nazionale del 5 ottobre a Roma dei Giovani Palestinesi GPI e dell’Unione Democratica Arabo Palestine UDAP













