Ancona, in migliaia ancora in strada per la causa palestinese
Una mobilitazione anche in solidarietà ad Anan Yaessh, militante palestinese su cui pendeva l’estradizione in Israele, rifiutata nelle ultime ore
Sabato 9 marzo ad Ancona migliaia di persone sono scese in piazza al fianco della Palestina. Una giornata importante che continua il percorso di mobilitazione che negli ultimi mesi ha visto scendere in strada, in forme e modi diversi, tantissime persone.
Una mobilitazione che, fin dall’inizio, ha usato parole chiare, fuori da ogni ambiguità o posizionamento tattico, a sostegno della lotta e della resistenza palestinese, contro quanto fin da subito ha assunto i tratti di una rappresaglia collettiva ed indiscriminata e poi di un vero e proprio genocidio e di una pulizia etnica da parte dello stato di Israele e dei suoi coloni.
Il corteo di sabato scorso, partito da piazza Roma, si è aperto con l’intervento di Issam, rifugiato palestinese ad Ancona che ha raccontato, insieme alla sua famiglia, la situazione a Gaza e in Cisgiordania, provate da anni di controllo e occupazione diretta ed indiretta di Israele.
Un corteo che dopo la partenza si è ingrossato numericamente in modo massiccio ed ha attraversato gran parte del centro storico della città di Ancona, riconquistando la possibilità concreta di manifestare in zone che venivano considerate “interdette” da troppo tempo.
Migliaia di persone si sono ripresi l’agibilità politica e fisica non solo di scendere in piazza al fianco della Palestina senza divieti o prescrizioni, ma di farlo nelle vie e nelle strade principali del capoluogo. Un corteo che ha visto in prima fila molte e molti giovani e giovanissimi che hanno manifestato tutta la loro rabbia per una situazione intollerabile e tutta la determinazione a voler continuare percorsi di lotta e mobilitazione.
Un abbraccio e un attestato di solidarietà collettiva, quello rivolto dai manifestanti ad Anan Yaessh, militante palestinese arrestato a L’Aquila, sul quale pendeva una richiesta di estradizione da parte dello stato israeliano. Dopo le mobilitazioni per la sua liberazione, le ultime fuori dal carcere di Terni dove é rinchiuso e davanti al tribunale della città abruzzese, nella giornata di mercoledì è arrivata la decisione della Corte d’Appello che nega l’estradizione per il rischio di “essere sottoposto a trattamenti crudeli, disumani o degradanti, o comunque ad atti che configurano la violazione dei diritti umani”.
Nel lungo svolgersi del corteo, nei tanti interventi che si sono susseguiti, è stata denunciata la complicità degli stati occidentali, ma anche di molti paesi del cosiddetto mondo arabo, per la mancanza di volontà politica nel fermare il massacro, ma allo stesso tempo, è stato ribadito, in modo chiaro e netto, che solo una mobilitazione continua e determinata può imporre una vera soluzione politica ed umanitaria in Palestina.