Macerata – Contestata l’inaugurazione dell’anno accademico

Il comunicato del collettivo universitario Depangher

Cronache di un doppio gioco: l’università tra quotidiano e grande evento

Lo sfarzo con cui la nostra università si mostra al pubblico in occasione delle sua liturgia appare chiaramente grottesco a chi la vive quotidianamente. Chi detiene il potere costituito, mette in atto uno stravolgimento narrativo della realtà per vendersi ai media. Per autolegittimarsi deve nascondere le proprie contraddizioni e mostrarsi affabile sul grande mercato della formazione, alla stregua di un qualsiasi content creator deve rispondere alle logiche di un algoritmo per ottenere più interazioni.

Ogni inaugurazione dell’anno accademico, ogni giorno della memoria/matricola/pace va bene per non parlare delle scelte che vengono prese quotidianamente ma di un qualcos’altro. Di qualsiasi cosa permetta di evitare di parlare dell’elefante nella stanza, ossia che l’università oggi non può essere vissuta ma deve essere percorsa in fretta e furia senza neanche capire dove si è e dove si sta andando. L’università che viene rappresentata in queste occasioni è fatta di slogan ed offerte imperdibili, una televendita alla quale non si può rinunciare, con persino 6 CFU IN OMAGGIO PER I PRIMI 100 ISCRITTI !

Ai grandi eventi indetti dall’istituzione universitaria nulla importa della vita quotidiana degli studenti e delle studentesse e a loro nulla importa dei grandi eventi del mondo accademico. Sono due realtà separate che nella materialità della vita non si sono mai incrociate. L’università che si mostra sotto i riflettori non tiene conto dei percorsi umani e politici che si muovono all’interno delle facoltà. L’istituzione università cerca di colonizzare uno spazio pubblico che non gli appartiene, più essa nel quotidiano si estranea da dinamiche di confronto e piú in occasione del grande evento mostrerà il proprio sfarzo per fingersi egemone in un contesto in cui non lo é.

Ed è proprio in questo contesto e con queste condizioni che veniamo relegati/e nel ruolo di “mascotte” dell’università. Se quindi può accadere che gli studenti e le loro istanze siano messe a valore soltanto come bene di consumo, può accadere che chi amministra la nostra università scopra di essere diventato il personaggio di un fumetto mentre sfila con la pelliccia di ermellino per le vie della città.

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Collettivo Depangher

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