Ambiente

#PeopleNotProfit: lo sciopero globale per clima del 25 marzo secondo noi

Il comunicato del Laboratorio Autogestito Falkatraz di Falconara Marittima

Mentre, partendo verso lo sciopero per la giustizia climatica di Friday for Future Ancona, appendiamo lo striscione “Falconara Fuori dal Fossile” dal ponte più visibile della statale 16 che percorre tutto il litorale provinciale con il consueto traffico impazzito di auto e mezzi pesanti, ad un mese circa dall’ultimo incidente avvenuto alla raffineria Api, che quasi in modo beffardo coincide anche con l’inizio di questa sporca guerra nel cuore dell’Europa, nonostante tutto, ci viene da raccontare una bella storia.

Nella cittadina di Wesseling, 35 mila abitanti nella Renania settentrionale, distretto di Colonia, e’ situato un petrolchimico simile al nostro, la raffineria della storica multinazionale Shell, attiva da fine ottocento, operante in 140 paesi nel mondo e da molti contestata, tra le prime quattro multinazionali per utili del comparto del petrolio e del gas, succedono cose importanti di cui pochi parlano. Dallo scorso gennaio si è acceso un nuovo finanziamento europeo per il progetto Refhyne II, che ha come obbiettivo la produzione in loco di idrogeno verde nel ciclo produttivo della raffineria per lo sviluppo e l’installazione di un elettrolizzatore PEM da 100 MW. Parliamo di un finanziamento con fondi pubblici europei di 32,4 milioni di euro, ottenuti attraverso la CINEA (the European Climate, Infrastructure and Environment Executive Agency). Nella raffineria di Wesseling è già funzionante dal luglio 2021 Refhyne I, che ha portato all’installazione di un elettrolizzatore PEM da 10 MW – il più grande di questo tipo operativo in Europa.

Un progetto pilota ma tutt’altro che isolato in Europa per chi guarda alla produzione energetica a emissioni zero da fonti rinnovabili, oggi possibili e praticabili, mentre noi ancora discutiamo di trivellazioni, riapertura di centrali a carbone, nucleare, diversificazione degli approvvigionamenti per affrancarci dal gas russo verso qualche altro fornitore rapace in medioriente o negli Usa, ma sempre in buoni rapporti con Eni (che nel bel mezzo di questa crisi energetica, ha dichiarato un utile di bilancio nel 2021 di 4,7 miliardi, il più alto dell’ultimo decennio). Sempre lo scorso gennaio il vice presidente della Regione Marche e assessore all’Energia Mirco Carloni ha reso pubblico un avviso, Hydrogen Valleys, rivolto alle imprese per manifestare interesse allo scopo di individuare i progetti che potrebbero candidarsi, per la Regione Marche, al finanziamento del bando ministeriale nell’ambito delle Tecnologie e Sistemi ad idrogeno da fonti rinnovabili all’interno del più generale PNRR, Piano Nazionale di ripresa e resilienza (misura M2C2 – Investimento 3.1: Produzione di idrogeno nelle aree industriali dismesse)”.

Dallo scorso dicembre il governo della Regione Marche ha incontrato le associazioni di categoria e il comitato regionale per le politiche energetiche per preparare il territorio alla formulazione di proposte progettuali sull’idrogeno e avviare un percorso di partecipazione che consenta di individuare le aree industriali che rispettino i criteri di ammissibilità illustrati dal MITE. Una proposta importante ai fini della necessaria decarbonizzazione dell’economia regionale in linea con gli obbiettivi nazionali e europei al 2030 e al 2050 attraverso linee di investimento pubbliche e la promozione della produzione energetica locale di idrogeno da fonti rinnovabili e tese alla riduzione di emissioni di co2 specie in prossimità di siti inquinati. Un’iniziativa che merita la massima attenzione e trasparenza trattandosi di un contributo pubblico fino al 50% in conto capitale e per un massimo di 15 milioni di euro per ogni progetto. Una simile occasione può e deve costituire una leva essenziale e irrinunciabile per aggredire le centralità più critiche del sistema produttivo regionale a partire dalla riconversione del petrolchimico Api e fino alla ripianificazione energetica del porto di Ancona, di cui la stessa raffineria movimenta circa un terzo del traffico merci, con ovvie conseguenze in termini di inquinamento ambientale: 3,7 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi (+7,3% sul 2020) su un totale di 12 milioni di tonnellate circa. In occasione dell’ultimo consiglio comunale a Falconara anche l’Amministrazione e il consiglio comunale hanno assunto impegni precisi in questo senso, sull’onda delle contestazioni e delle richieste espresse dal presidio del 25 febbraio scorso. Vogliamo che il tempo del petrolio finisca a Falconara e non lasci cattedrali nel deserto, vogliamo che le istituzioni a partire dalla Regione Marche dirottino i finanziamenti del Pnrr sulla priorita’ di Falconara per una vera transizione ecologica attraverso l’idrogeno verde e le operazioni di bonifica del territori, come già sta succedendo altrove.

Laboratorio Falkatraz 25 marzo ’22 Sciopero globale per la giustizia climatica

Ps: Contestualmente alla colonna di fumo sprigionatasi dall’incendio all’impianto di cracking termico 1850 dell’Api, al ritorno della guerra in seno all’Europa è passato nel dimenticatoio il nuovo rapporto dell’IPCC sui cambiamenti climatici dello scorso 28 febbraio, successivo a quello ben più noto del 2018, secondo il quale per contenere l’aumento della temperatura media globale entro 1.5° sarebbe necessario ridurre le emissioni di gas CO2 e di gas climalteranti del 55% entro il 2030 e del 100% entro il 2050. La crisi climatica non è più solo un presagio futuribile, ma il nostro presente che ci impone quanto prima strategie nel contempo di adattamento a tutela dei bisogni sociali e di costruzione oggi dei percorsi di uscita dai modelli economici che quella crisi l’hanno prodotta. Il futuro prossimo dell’Europa, specie quella meridionale, cioè casa nostra, sarà caratterizzato da siccità e ondate di calore, intensità di inondazioni e aumento del livello del mare, progressiva scarsità delle risorse idriche, quell’acqua bene comune ancora e continuamente a rischio grazie alla nuova ondata di privatizzazioni del governo Draghi.

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