Antonio Negri: filosofo, intellettuale militante, rivoluzionario

Ricchezza prima di miseria, desiderio prima di bisogno. C’è separazione che è voluta ma che si esprime in potente volontà di scontro, c’è rottura che lancia continuamente ponti di volontà distruttiva contro la realtà, c’è desiderio che riesce ad essere disperazione. C’è insomma una positività che comanda il negativo. Lo impone. Eppure non sai trasformare in speranza questa irrefrenabile tensione se non vivendola. La speranza è una proiezione, è un continuo, è postulare analogia. Qui non c’è omologia, di nessun genere.

Qui non c’è utopia né mito. Qui non c’è Georges Sorel né Ernst Bloch. Qui c’è ricchezza che si prova, disperazione che vince. Mi guardo attorno stupito. Davvero questo è lo spirito dei secolo? Davvero questo è il marxismo creativo in cui viviamo? Nulla rivela a tal punto l’enorme storica positività dell’autovalorizzazione operaia, nulla più del sabotaggio.

Nulla più di quest’attività continua di franco tiratore, di sabotatore, di assenteista, di deviante, di criminale che mi trovo a vivere. Immediatamente risento il calore della comunità operaia e proletaria, tutte le volte che mi calo il passamontagna. Questa mia solitudine è creativa, questa mia separatezza è l’unica collettività reale che conosco. Né la felicità del risultato mi evita: ogni azione di distruzione e di sabotaggio ridonda su di me come segno di colleganza di classe.

Né l’eventuale rischio mi offende: anzi mi riempie di emozione febbrile, come attendendo l’amata. Né il dolore dell’avversario mi colpisce: la giustizia proletaria ha la stessa forza produttiva dell’autovalorizzazione e la stessa facoltà di convinzione logica. Tutto ciò avviene perché siamo maggioranza – non quella triste che è misurata qualche volta ogni decennio tra adulti che si mettono il grembiulino di ordinanza e tornano a scuola, ma maggioranza, qualitativa e quantitativa, del lavoro produttivo sociale”

Da “Il dominio e il sabotaggio” di Antonio Negri

Toni se n’è andato. Non vogliamo scrivere frasi che ne tradirebbero il suo profondo materialismo. Solo una cara, affettuosa e, in fondo, anche egoistica constatazione: il suo pensiero e la sua passione resteranno con noi, non come mero ricordo, ma come strumenti vivi di azione rivoluzionaria.

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