Ancona – In piazza per il diritto all’aborto

Sabato 6 maggio ad Ancona la rete Non una di meno ha convocato il corteo, a carattere nazionale, ‘Interruzione volontaria di patriarcato’ sul tema del diritto all’aborto.

La città dorica è stata raggiunta da diverse delegazioni da varie parti d’Italia. Il corteo, partito dalla Fiera della Pesca, ha sfilato per le vie del centro per poi concludersi in Piazza Cavour.

Presenti, con un numeroso e determinato spezzone autonomo lanciato dal collettivo Sisters On The Block, i collettivi transfemministi, i collettivi universitari e le realtà di lotta ed autorganizzazione sociale delle Marche. Molte attiviste ed attivisti hanno raggiunto la città con i treni, partiti dal Nord e dal Sud della regione.

Lo spezzone ha voluto rappresentare la netta contrarietà alla narrazione sensazionalistica e mass mediatica della regione Marche come laboratorio delle destre, come modello di politiche reazionarie, soprattutto in tema di diritti, libertà e autodeterminazione delle donne. Una narrazione che chi abita e lotta in questi territori non può accettare.

L’intervento di apertura ha ribadito che se di laboratorio Marche si vuole parlare allora si parli di laboratorio come capacità delle lotte trans femministe e dei conflitti sociali di intervenire sul territorio e di auto organizzarsi per affermare e riaffermare i diritti e le libertà sui nostri corpi e sulle nostre scelte.

Dal camion si sono susseguiti diversi interventi che ricordavano la continuità in tema di distruzione di diritti, privatizzazione e distruzione della sanità pubblica, negazione dell’autodeterminazione delle donne, e politiche a favore di associazioni pro-life ed antiabortiste, tra le giunte di centro sinistra e quella reazionaria e oscurantista di Acquaroli.

Le parole delle compagne hanno denunciato i numeri impietosi e drammatici dell’obiezione di coscienza negli ospedali pubblici che da anni rendono difficilissimo, se non impossibile, abortire nella nostra regione.

Una situazione comune a gran parte delle regioni italiane. Una situazione globale, frutto di politiche patriarcali e reazionarie in tanti stati, come ha ricordato l’intervento, letto dal camion, di Dunia Jelinska, attivista polacca di ‘Women help women’. Tanti cartelli e diversi striscioni hanno ribadito che la lotta per il diritto all’aborto non può che essere una lotta di attacco e non di difesa dell’esistente.

Difendere il diritto all’aborto e la libertà di scegliere significa andare oltre la legge 194 per ottenere molto di più. Difendere il diritto all’aborto significa lottare contro le politiche patriarcali, paternalistiche e oscurantiste dei governi regionali e di quello nazionale.

Poco prima di arrivare in Piazza Cavour, il corteo ha sfilato di fronte al palazzo dell’assemblea regionale. Sui muri del palazzo, massicciamente presidiato dalle forze dell’ordine, sono comparse tracce di vernice rossa, che hanno ricordato come le politiche reazionarie che vogliono togliere diritti e libertà abbiano mandanti con nomi precisi.

Eventi in programma