Palestina libera

Jesi – Centinaia in piazza per la Palestina libera

Il comunicato dello Spazio Comune Autogestito Tnt e dell’Associazione Ya Basta! Marche

Giovedì 13 Giugno le strade del centro della città di Jesi si sono riempite dei colori della bandiera Palestinese e di tant* cittadine e cittadini che si sono unit* al grido di protesta che si è sollevato in tutto il mondo contro il genocidio messo in atto dal governo israeliano nei confronti del popolo palestinese da ormai 9 mesi.

“Palestina libera, Palestina libera” non è solo un semplice slogan, così come il riappropriarsi delle strade, attraverso i nostri corpi, per affermare un posizionamento preciso nei confronti di questa storia non è solo un gesto di rappresentanza o di autoreferenzialità.

Gridare “Palestina libera” in questo determinato periodo storico significa prendere una posizione netta e chiara contro quello che è un vero e proprio sterminio in corso perpetuato nell’assoluto silenzio e cecità della grandi potenze internazionali; quando urliamo “Palestina libera”, urliamo contro un sistema che ha interesse a seguire solo le logiche del profitto; e queste logiche sono sempre più evidenti quando i potenti della terra si riempiono la bocca dell’importanza del diritto internazionale ma continuano a preferire gli interessi economici alla vita delle persone.

Proprio lo scorso fine settimana si è tenuto in Puglia, nel comune di Fasano, il 50° vertice del G7 con i grandi capi di stato per discutere di cambiamento climatico, di sicurezza economica e dello sviluppo, dell’intelligenza artificiale, della transizione energetica e della protezione dell’ambiente e dell’energia, per prendere decisioni riguardanti il nostro futuro. Si è parlato anche di conflitto in Medioriente e la prima giornata del G7 si è conclusa con il sostegno alla soluzione USA per il cessate il fuoco ribadendo che l’unica soluzione possibile potrebbe essere la prospettiva “due popoli e due Stati”.

Questa prospettiva sembra essere viziata da uno sguardo puramente occidentale che ritiene che il processo di liberazione possa avvenire solamente attraverso la possibilità di esercitare il potere attraverso uno Stato. Sappiamo bene che uno stato può essere un’istituzione altamente violenta. Come sostiene Somdeep Sen in un’intervista di Cecilia Dalla Negra:

“Possiamo davvero parlare di “liberazione” se questa è legittimata solo dalla possibilità di sedere al tavolo delle relazioni internazionali? La Palestina, i palestinesi, da tempo ci insegnano a pensare la liberazione oltre lo Stato, oltre al nazionalismo in senso stretto, ma piuttosto come qualcosa che ha a che fare con i valori, con l’attaccamento indigeno alla terra più che alle sovrastrutture. Ecco perché la solidarietà tra comunità indigene, contesti postcoloniali e popolazione palestinese si sta costruendo a questo livello. Lo Stato può essere parte dei risultati del processo di liberazione, ma non sarà né il suo inizio né la sua fine. I palestinesi ci stanno insegnando che non sono le strutture internazionalmente riconosciute a renderci ciò che siamo: ma i nostri valori, le nostre legittime aspirazioni, quanto siamo disposti a sacrificare per ottenere la liberazione.”

In questo scenario così complesso, ispirat* dalla resistenza palestinese, riteniamo che l’unica risorsa che abbiamo a disposizione per provare a sovvertire lo stato delle cose siamo noi stessi, i nostri corpi, le relazioni che riusciamo ad intrecciare tra le persone producendo un cambiamento dal basso. Questo è il momento di riappropriarci delle nostre vite sfruttate e annichilite dal sistema capitalista in cui viviamo, di riprenderci i nostri spazi di conflitto e di rovesciare le narrazioni dominanti.

Sempre riguardo il G7, il prossimo ottobre si terrà ad Ancona il summit dei ministri del G7 dedicato alla salute. Di quale salute stiamo parlando? Di quella che ha reso le Marche una regione dove non c’è più il diritto all’aborto? Di quella martoriata dalla Raffineria Api di Falconara? Della salute pubblica inaccessibile e che lascia sempre più spazio a quella privata? Della salute che genera profitto?

Non pensiamo ci sarà spazio tra i confronti dei ministri su questo tipo di criticità e allora lo costruiamo noi questo spazio e per questo vi invitiamo venerdì 21 giugno alle 21:00, presso la sede dell’Ambasciata dei Diritti di Ancona (via Urbino n.18), all’assemblea per avviare e sviluppare il confronto tra tutte le realtà interessate.

Riprendiamoci la vita, contiamo su noi stessi, contiamo sulla solidarietà tra i popoli perché è la solidarietà tra i popoli che può fermare le guerre e può liberare i territori, PALESTINA LIBERA SEMPRE E COMUNQUE!

Spazio Comune Autogestito Tnt

Ya Basta! Marche

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