Lo stato di non libertà in Turchia

Intervista con Ismail Sağıroğlu giornalista turco rifugiato politico in Italia

Ismail Sağıroğlu giornalista turco rifugiato politico in Italia ha partecipato all’incontro organizzato ad Ancona all’interno del Festival Frontiere e Resistenze dedicato alla non libertà in Turchia.

Sağıroğlu ha raccontato come il fallito golpe del 2016 sia servito al presidente Recepp Tayyip Erdoğan ad avviare una grande opera di repressione contro giudici, avvocati, professori universitari, studenti, dipendenti pubblici e giornalisti accusati di terrorismo per non condividere l’azione politica del governo. Il colpo di stato ha fornito a Erdoğan la giustificazione per rendere i suoi metodi di governo sempre più autoritari e per continuare a perseguitare anche i partiti e le formazioni curde che nulla avevano a che fare con il colpo di stato.

A quasi sette anni di distanza dal golpe, sono tanti i giornalisti incarcerati in Turchia, processati e accusati di terrorismo per aver scritto notizie su corruzione e illegalità del governo. Sağıroğlu è riuscito a fuggire con la sua famiglia prima che gli venisse tolto il passaporto, è arrivato in Italia in aereo e si reputa molto fortunato per essere riuscito a scappare senza aver dovuto affrontare il viaggio via mare. E’ diventato un terrorista perché faceva il suo lavoro: ha realizzato un’inchiesta sul cognato di Erdoğan che truccava lo share televisivo per pilotare gli incassi degli spot pubblicitari verso canali e programmi tv che sostengono il governo.

Durante l’incontro la visione delle immagini di giornalisti turchi che vengono aggrediti in mezzo alla strada, cui vengono violati gli account personali e condivise corrispondenze private e fotografie, ha reso bene l’idea sulla mancanza di protezione che l’Europa offre a questi rifugiati. Tutti sanno che Erdogan ha incaricato un deputato di nome Metin Külünk di organizzare i turchi in Europa in gruppi contro i giornalisti. In Germania sono stati avviati diversi processi contro queste strutture paramilitari.

Il giornalista Erk Acarer è stato aggredito davanti alla sua casa a Berlino; il giornalista Abdullah Bozkurt è finito in ospedale dopo essere stato aggredito davanti a casa sua a Stoccolma; il giornalista Ahmet Dönmez è stato fermato mentre andava a prendere suo figlio a scuola in Svezia e picchiato. La lista dei nomi dei giornalisti sotto attacco è purtroppo lunga.

Le prossime elezioni di maggio in Turchia stanno spingendo i tanti giornalisti turchi rifugiati in Europa a parlare della situazione, a scrivere in testate on line, a realizzare testate giornalistiche sui social per denunciare il governo di Erdoğan. E’ resistenza contro il regime. Cerchiamo di dargli più voce possibile.

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