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Udine, ventimila contro la partita della vergogna

Una grande manifestazione libera la città dallo stato d’assedio. A fine corteo la rabbia contro il match poi disputato

Un’altra manifestazione troppo grande per il luogo che la ospita. In migliaia hanno riempito le strade del centro storico di Udine, restituendo dignità a una città offesa dallo stato di assedio di cui è stata ostaggio. Ostaggio di una partita di calcio che non avrebbe dovuto giocarsi, perché guerra di sterminio e genocidio non si possono normalizzare.

Il volto della città è sfigurato dalle imponenti misure di sicurezza “giustificate” dalla presenza della rappresentativa di calcio dello stato ebraico occupante: le aree che circondano l’impianto sportivo e l’hotel Friuli sono interdette, cecchini sui tetti, elicotteri e droni, decine di mezzi e centinaia di uomini, anche dei reparti speciali.

Serrati controlli sulle vie d’accesso, tombini e cassonetti sigillati, una restrittiva ordinanza del Prefetto che fa rimuovere dehors e costringe alla chiusura gran parte degli esercizi commerciali in centro. Questo lo scenario che accoglie i manifestanti in arrivo nella città friulana deserta.

“Hanno portato la guerra in città, manca solo il filo spinato”, le voci dal concentramento del corteo in Piazza della Repubblica, con le strade adiacenti la stazione già affollate e animate dalle tante persone già presenti, in attesa dalle delegazioni che giungono da fuori città e da fuori regione.

Oltre alle comunità palestinesi e le associazioni promotrici dell’iniziativa, una nutrita presenza delle realtà autorganizzate del calcio popolare e delle polisportive antirazziste. Una lunga bandiera palestinese accompagna il lenzuolo bianco che per venticinque metri ricorda il tragico destino degli oltre 18mila innocenti assassinati dai soldati dell’esercito occupante dell’Idf.

Una gigante statua della giustizia in metallo è stata trasportata per tutto il corteo che fatica ad attraversare le strade strette del centro storico: al termine mostrerà un maxi cartellino rosso, simbolo della campagna “Show Israel the red card”, che raccoglie l’appello della Federcalcio palestinese a prendere posizione a favore dell’estromissione di Israele da tutte le competizioni internazionali.

Dentro lo stadio alla fine saranno poco più di 9mila, che fischieranno l’inno dello stato sionista, esporranno bandiere e striscioni per la Palestina, con almeno tre tentativi di invasione di campo. Fuori saranno almeno il doppio a manifestare in solidarietà col popolo palestinese fino a piazza 1 maggio, dove a corteo concluso c’è chi non accetta il dispositivo di blindatura che ha accompagnato il corteo e reagisce allo sbarramento delle forze dell’ordine, la direzione è quella dello stadio.

Scontri si protraggono per circa due ore, la polizia risponde con idranti e un fitto lancio di lacrimogeni, alcuni sparati ad altezza uomo. A fine serata saranno tredici i fermati, due gli arresti.

È l’espressione della rabbia collettiva contro quanto non sarebbe dovuto accadere. La nazionale dello stato genocida non deve disputare incontri internazionali, Israele dev’essere esclusa da Uefa e Fifa; dopo il rapporto della Commissione d’inchiesta del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, è arrivata anche la richiesta ufficiale, in Italia è stata l’Assoallenatori ad esporsi. Per la prima volta è arrivata l’esclusione di Israele da una grande competizione, i mondiali di ginnastica artistica che si svolgeranno a Giacarta fra pochi giorni.

Il nostro paese e il mondo intero hanno alzato la loro voce a difesa del popolo palestinese. Ieri ad Udine si è deciso di non tenere in considerazione questo grido collettivo, la forte reazione di sdegno è stata inevitabile.

Il match dell’infamia è stato infine disputato, ma la dimostrazione collettiva dalla parte della resistenza palestinese non si è lasciata sottomettere. La battaglia per il definitivo isolamento e l’esclusione dello stato sionista da tutte le competizioni sportive non si ferma.

E la città di Udine torna a respirare ancora, malgrado la coltre del fumo di lacrimogeni avvolga le strade ancora pulsanti del calore delle migliaia che hanno spezzato il clima di guerra, liberato e ridato vita a una città umiliata. Migliaia che continueranno a battersi per l’umanità e contro la barbarie.

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