Da decenni pende l’ipotesi del Cpr (Centro di permanenza per il rimpatrio) delle Marche a Falconara, gli allora Cpt poi Cie che dir si voglia, in una delle tante aree militari o demaniali, più o meno dismesse, più o meno logisticamente strategiche, luoghi detentivi sempre portatori di accese polemiche, visioni opposte, fondate criticità.
Sono da pochi giorni scaduti i termini delle indagini geognostiche, geofisiche e dei rilevamenti topografici presso l’ex caserma dismessa e fatiscente dell’Aeronautica militare sita nella parte non civile dell’aereoporto regionale Raffaello Sanzio, e a breve il Ministero dell’Interno e Invitalia, che le avevano commissionate, insieme alla Prefettura di Ancona, dal 18 settembre scorso, ci auguriamo rendano pubblico l’esito.
Sarà realizzato sul modello dei CPR costruiti in territorio albanese. Così da fonti ministeriali descrivono il CPR che dovrebbe vedere la luce sul suolo marchigiano. I campi di confinamento realizzati in Albania, simbolo del rovesciamento delle più elementari garanzie a tutela dei diritti fondamentali della persona, diventano un modello.
Le stesse indagini del terreno in atto hanno poco a che vedere con il conclamato rischio di dissesto idrogeologico dell’area, per quello dovrebbe già valere il Piano di Assetto Idrogeologico regionale. “Il governo, memore di quanto accaduto in Albania, dove per problemi geologici l’apertura del Cpr di Gjader sta subendo un ritardo di cinque mesi proprio a causa di problematiche del terreno, non vuole altre brutte sorprese.
Il Ministero dell’Interno ha di fatto posato la prima pietra di quello che dovrebbe diventare il primo Cpr mai realizzato nelle Marche. Per questa fase investirà una somma superiore ai 50mila euro, ma poi l’esborso sarà molto più oneroso, sia per la costruzione del centro che, soprattutto, per la sua gestione, piuttosto onerosa. Il Cpr di Falconara ricalcherà più o meno la tipologia di struttura poc’anzi ricordata, cioè quella nel nord dell’Albania: una serie di moduli abitativi in stile villaggio temporaneo post-sisma, roventi d’estate e gelidi in inverno.”
Dopo che nei primi di ottobre il giornalista Pierfrancesco Curzi, con un dettagliato articolo su Il Resto del Carlino, aveva lanciato la notizia (https://falkatraz.noblogs.org/…/2024/11/articolo-curzi.jpg), è iniziato un fitto susseguirsi di dichiarazioni dei rappresentanti politici regionali e locali, tutti tesi a scaricarsi le responsabilità l’un l’altro e utilizzare la vicenda per fini apertamente propagandistici, anche ai limiti della disinformazione.
Un dibattito con punte di tale bassezza e strumentalità su cui non intendiamo spendere troppo tempo.
Anche perché domenica 10 novembre in un’assemblea ampiamente partecipata, le realtà sociali e associative intervenute hanno iniziato ad organizzare la risposta alla volontà del Governo di realizzare sul territorio marchigiano un nuovo cpr: il primo centro di detenzione amministrativa che dovrebbe vedere la luce dopo che ogni precedente tentativo di realizzare sul nostro territorio strutture di confinamento per migranti è naufragato sotto il peso dell’opposizione sociale.
Sta prendendo avvio quindi una Campagna aperta a tutte e tutti quanti intendano opporsi alla costruzione del CPR delle Marche a Falconara. Né qui né altrove: serve fare informazione, rendere visibile il dissenso e organizzare la mobilitazione.
Invitiamo tutte e tutti ad un primo momento di discussione e confronto, venerdì 29 novembre ore 21 a Falconara in zona Galleria con
l’avvocato Paolo Cognini dei Centri sociali Marche, da sempre in prima linea nelle vertenze che riguardano l’immigrazione e i Cpt-Cie-Cpr,
e Pierfrancesco Curzi, giornalista de Il resto del Carlino, nonché autore da freelance e per Il Fatto quotidiano di numerose inchieste sulle rotte migratorie tra Europa Mediterraneo e Nord Africa